
Il 09 Ottobre 2010 con orario 18:30 - 22:00 presso l'EX3 (viale Giannotti 83 - zona Gavinana) si terrà l'evento 'HORROR VACUIMOTHERLAND/HOMELAND', (fino al 7 novembre 2010) installazione site-specific di
Francesco Carone (Siena 1975), a cura di Lorenzo Giusti e Arabella Natalini. Artista tra i più interessanti nel panorama dell’arte italiana attuale, Francesco Carone riflette sui temi della trasformazione e della circolarità dei processi creativi. La sua ricerca parte da una rilettura personale dell’universo che lo circonda (universo composito, fatto di oggetti, segni e affezioni), attraverso la quale l’artista realizza opere che si coagulano attorno a un tema o a un pensiero dominante - spesso legato alla storia e alla pratica dell’arte – e dove l’aspetto evocativo risulta sostanziale.
Horror vacui – locuzione latina che significa letteralmente "paura del vuoto” - è un termine utilizzato nella critica d’arte per descrivere l'attitudine, propria di autori ed epoche diverse, a riempire con figure o segni volontari la superficie dell'opera, non concependo dunque la presenza del vuoto come spazio possibile di relazione tra una figura e l'altra, tra un segno e l’altro, ma piuttosto come un’area da colmare. Analogamente in psicologia, l'horror vacui è uno stato di disagio dettato da una perdita di punti di riferimento provocata dalla paura degli spazi deserti, siano questi fisici o mentali. Nell’installazione concepita per la sala centrale del Centro EX3, Carone affronta questi temi. Prendendo spunto dalla famosa tela realizzata nel 1818 dell’artista romantico Théodore Géricault, raffigurante La zattera della Medusa, l’opera propone una riflessione sull’assenza in pittura e più in generale sull’idea del vuoto. «La fase che precede la creazione di un’opera», spiega Carone, «è uno dei momenti di più alta magia che l'uomo possa vivere. In questo territorio "limite” tutto è possibile e in potenza. Rimane poi la scelta e, dopo ancora, la realizzazione pratica della scelta. In qualche modo, la fine della magia…Con questo lavoro intendo parlare del melanconico momento che precede la creazione. Difficile e fantastico, parlerò delle mie paure e dell'impasse che queste mi creano, della mia personale difficoltà nei confronti del dipingere e di una concezione piana dell'opera».Oltre all’installazione Horror Vacui, in mostra sarà presentato il primo lavoro della serie S.C.B (Solo Cose Belle), un acronimo utilizzato dall’artista per indicare alcune opere, frutto di ritrovamenti casuali, nelle quali l’artista, riconosce - in virtù del loro aspetto e della storia che sono capaci di evocare - un alto valore estetico. Limitandosi al solo recupero dell’oggetto, sul quale non interviene in sessun modo, l’artista rinuncia al proprio ruolo di "creatore”, vestendo piuttosto i panni del critico, del curatore e, allo stesso tempo, del collezionista. Sabato 9 ottobre 2010, EX3 inaugura anche la mostra personale dell’artista inglese
Simon Roberts, a cura di Daria Filardo.L'indagine di Roberts si concentra sulla costruzione di identità, sul senso di appartenenza al territorio, sulla relazione fra persone e paesaggio. In mostra saranno presentate due tra le più suggestive serie fotografiche dell’artista e un nuovo lavoro interattivo. Nel 2004-2005 Roberts realizza un lungo viaggio nella Russia contemporanea. La serie Motherland, con oltre 200 luoghi documentati, spazia nella geografia umana e territoriale russa presentandone un ritratto intenso che va oltre la stereotipata rappresentazione dell'Unione Sovietica post-collasso. Attraverso un'osservazione attenta, volta a raccontare le profonde differenze del territorio russo, la ricerca svela un forte senso di attaccamento alla storia comune. L'identità, la memoria, il riconoscimento del luogo di origine sono temi che muovono anche il progetto We English, realizzato in Inghilterra nel 2007-2008. Roberts viaggia con un camper alla ricerca di una ridefinizione del concetto di "tempo libero” degli Inglesi. Le immagini ricavate, piene di dettagli e aperte a più livelli di lettura, sono il frutto di numerosi suggerimenti ricevuti dall’artista, tutti documentati all’interno di un blog da lui tenuto. La metodologia dell'artista si basa sulla definizione di un territorio raccontato attraverso una sottile negoziazione con i suoi abitanti, per questo Simon Roberts realizzerà per Firenze un lavoro in progress, un muro che raccoglierà immagini della città realizzate dai suoi abitanti, un'installazione spontanea che crescerà nel periodo della mostra. Secondo appuntamento del progetto "Distanza come identità?”, a cura di Daria Filardo, la mostra di Simon Roberts segue la personale dell’artista svizzera Ursula Biemann tenutasi presso Careof/DOCVA (Milano) nel marzo 2010. Il progetto propone la rappresentazione della distanza (geografica, culturale) quale metafora di unʻidentità autoriale situata, e indaga il racconto della distanza nelle sue varie oscillazioni: dallʼincontro al conflitto, dallʼaperta contaminazione allʼimpossibilità della traduzione dellʼaltro. Dentro questo insieme di possibilità la ʻposizione autorialeʼ, non è sinonimo di immobilità, non è unʼassoluta e inalterabile categoria dellʼessere, quanto piuttosto una «unità-nella-differenza» (Stuart Hall), una presente presa di coscienza della propria posizione (che si muove nello spazio e nellʼesperienza).
Orari di apertura: dal mercoledì alla domenica, dalle 11.00 alle 19.00 - venerdì fino alle 22; Chiuso il lunedì e il martedì.
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